JUDITH MALINA: UN RICORDO DI PAOLO MAGELLI
A Englewood è morta a 88 anni Judith Malina, in una casa di riposo per attori.
È morta a 50 minuti dalla sua New York, questa minuscola ebrea nata a Kiel. Era arrivata in America quando la natia Germania già puzzava di Hitler.
La rivoluzione del Living inizia al Greenwich Village nel 1947, in casa di amici, dove con Julian Beck il gruppo prende vita con un testo che è una prova di libertà, se tolto dai canoni interpretativi borghesi: pochi sanno che si trattava di Questa sera si recita a soggetto, messo in scena in una grande cucina resa disponibile dal proprietario della libreria Andy, famosissimo punto di ritrovo degli intellettuali newyorkesi. Da quel giorno per Judith inizia un percorso di libertà letteraria e politica che non avrà fine, un percorso che porterà il Living Theater a diventare un vero e proprio movimento. Dal 1947 alla guerra del Vietnam, il Living concretizzerà la propria estetica anarchica libertaria rivoluzionaria, proprio scoprendo e valorizzando autori che l’Europa non prende molto sul serio, che vanno da Fernando Arrabal e Arthur Lee Kopit, fino ad arrivare all’allora giovanissimo David Mamet. Come dicevo, sarà poi il grande problema Vietnam a definire l’estetica pacifista del gruppo, che cristallizzandosi con estrema precisione politica definirà il linguaggio scenico e quindi sintetizzerà quella che divenne un’espressione scenico-semiotica che avrebbe influenzato tutto il mondo.
Mi sembra giusto ricordare che dopo il debutto di Avignone nel 1968, la prima nazionale di Paradise Now fu al Teatro Metastasio, uno scandalo che ancora oggi molti ricordano e che provocò l’intervento dei Carabinieri. Alcuni membri del gruppo dormivano alla Castellina, ospitati da Leo Toccafondi e dal sottoscritto. In via Benedetto Croce, a casa di mia madre, in salotto dormivano due attori insieme a Günther, l’eroico elettricista del Living. Era anche così che Montalvo Casini, allora direttore, economizzava le risorse del Met. Indimenticabile fu una cena dopo una prova, durante la quale tutti cantavano "Giuliana, Giuliana fuma marjuana" - mia madre non capiva, ma nella stanza affumicata rideva di cuore.
Con Judith sono rimasto tutta la vita in contatto, anche perché il mondo è piccolo, e una città libertaria, che nei miei ricordi rimane una città felice, Sarajevo, aveva messo a disposizione del Living una grande casa, e fu lì che il gruppo ebbe la possibilità di montare la famosa Antigone. In ogni caso la famiglia del teatro nel mondo, e parlo della famiglia vera, è molto piccola e nonostante le distanze c’è un filo d’amore che lega indissolubilmente questo piccolo popolo fino alla morte.
Cara Judith, grande bevitrice di caffè, ti auguro di cuore buon viaggio; salutami Julian, e spero che troverete un tavolino sufficientemente distante dall’“amata” Ellen Stewart.
Paolo Magelli
In foto: Paradise Now al Teatro Metastasio, 14/16 novembre 1969
