Un pomeriggio di dicembre al Metastasio di Prato

 

Vivere un momento percependo che sta accadendo qualcosa di grande, sentire l’emozione crescere, sentire che stai sorridendo da un bel po’ e non sai nemmeno il perché, sentire il bisogno di scrivere quello che stai sentendo ma allo stesso tempo voler ascoltare ad occhi chiusi ogni singola parola per godersi fino in fondo il momento presente. Se vi raccontassi di quell’incontro senza dirvi però chi fossero gli interlocutori, pensereste ad una chiacchierata tra amici. Spesso però nelle chiacchierate tra amici si perde il filo del discorso, si dicono tante parole ma alla fine niente veramente degno di nota. Le parole del professore Fausto Malcovati, di Licia Lanera e della sua compagnia sono state invece preziose, non scontate, non banali. Vedere la passione negli occhi di Licia, sentire il tono della sua voce cambiare continuamente, alzarsi, abbassarsi, sentirla ridere ed emozionarsi proprio come se fosse in scena, vivere lo spettacolo attraverso i suoi racconti non è esperienza di tutti i giorni. Oggi si fa presto a giudicare bravo un attore, ci sentiamo tutti in grado di criticare e di dire la nostra. Loro lo sanno bene quanto facilmente un attore venga giudicato nel suo lavoro. Ma un attore non è bravo solo se parla e si muove bene, l’attore deve essere come uno specchio sul palco, deve far riconoscere in sé ogni spettatore. Un bravo attore non deve concentrarsi solo su stesso, non gli basta, ci dice nel suo modo pacato Jozef Gjura, pensare al funerale della nonna per piangere quando si è sul palco. Le emozioni vanno cercate sulla scena, nel teatro, nel presente e non ha senso continuare a illudersi e pensare che il teatro sia la vita vera, perché se lo fai sei un cretino. Perché potrai comprare rotoli e rotoli di erba finta da stendere in teatro, ma quello non sarà mai un vero prato. E chiediamocelo perché nel 1898 ebbe tanto successo quella rappresentazione del Gabbiano, perché un gruppo di attori sconosciuti sia riuscito a convincere molto più della compagnia imperiale. Chiediamocelo e troviamo la risposta non tanto negli artifizi, nelle cose complicate, perché è tutto e “solo” un gioco di equilibri, di legami e di ascolto. Vuoi prenderti troppo spazio in scena? Fa’ pure, ma farai crollare tutto quello che tu e gli altri avevate costruito. In quella compagnia ci ho visto tante anime diverse ma che hanno trovato come sintonizzarsi sullo stesso canale e per la prima volta, grazie a loro, è nata in me una curiosità incredibile di vedere uno spettacolo a teatro, di ritrovare i dettagli di cui ci avevano parlato, di sedermi e di partecipare meravigliata a una magia: no, non parlo della neve che sembra vera, ma di quella che già si respirava in quella chiacchierata di un pomeriggio di dicembre.

di Lucia Aliani

(nella foto l'incontro con la compagnia e il professor Fausto Malcovati)

 

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Lucia Aliani

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