Sono scelte del regista
Guardando vari spettacoli mi sono sempre chiesta cosa comporti la professione di regista. Sono giunta alla conclusione che, nella messa in scena di una rappresentazione teatrale, ci siano diverse strade praticabili. Partiamo dalla prima percorribile: seguire il testo alla lettera per evitare la cosiddetta ‘riscrittura'.
Per questo punto possiamo prendere ad esempio Massimiliano Civica, consulente del Teatro Metastasio e regista dell'Antigone. In un'intervista a Rete Toscana Classica con noi studenti di "Un gioco da ragazzi" ha affermato di 'aver messo in scena l'Antigone di Sofocle e in seguito ha aggiunto «tutte le altre sono riscritture del testo». Ma come poteva sapere Civica cosa intendesse Sofocle mentre scriveva l'Antigone? È impossibile conoscere le intenzioni dell'autore in merito alla sua opera, a meno che non riesca a interpellare i morti come Tiresia. Quindi, pur affermando il contrario, Civica in realtà ha attuato una sua interpretazione, seppur minima, già a partire dalle parole scelte per la sua traduzione. Ha infatti messo in scena una traduzione, realizzata dallo stesso regista nell'arco di due anni.
Ora, invece, prendiamo in esame un'altra opzione: seguire il testo originale, ma al contempo interpretarlo. Di ciò è un esempio lampante Licia Lanera, giovane regista e attrice pugliese, che da poco ha portato al Teatro Metastasio il secondo spettacolo di una sua produzione: Guarda come nevica 2. Il Gabbiano. Come in molti hanno notato, nella prima parte la sua impronta è molto meno marcata che nella seconda; al riguardo la Lanera stessa, in un incontro con il professore Fausto Malcovati, dice di aver fatto questa scelta. Era piuttosto ovvio no? Non credo che ai tempi di Cechov esistesse già “l'ultima notte al mondo” di Tiziano Ferro, canzone che pone fine allo spettacolo.
Giunti a questo punto sorge spontanea la domanda di come un regista faccia le sue scelte. Perché scegliere di mettere in scena Antigone? Perché il Gabbiano? Cosa ha portato i due registi a questa decisione? E poi la domanda più importante: cosa hanno in comune queste due opere? Sono due classici; sono testi che, nonostante sia passato più o meno tempo dalla loro stesura, continuano e continueranno ad insegnare qualcosa all’umanità, testi che non esauriranno mai il loro patrimonio culturale, testi che sono a cuore ad ogni generazione, testi quasi sacri che hanno sconvolto o fatto innamorare la società del tempo. Sono classici, testi, frasi, parole, lettere. Sono pezzi dell'anima dello scrittore che li ha scritti. Con questa riflessione credo di aver ormai risposto a tutte le domande e di aver esaustivamente analizzato le loro scelte. Perché sono queste: scelte, scelte del regista.
Pia Nevola
(Nell'immagine il copione manoscritto di Massimiliano Civica e un momento di incontro al Liceo classico Cicognini)
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