Proibito parlare di felicità

“Quando sei felice facci caso” è il titolo di un ciclo di incontri in programma alla Biblioteca Lazzerini in relazione alla stagione del Teatro Metastasio intitolata “Rischiamo la felicità”. Domande sullo spettacolo? Quasi nessuna. A dominare la scena sono i racconti di Maria Paiato, donna semplice e pacata, severa nel suo modo di parlare, teatrale anche lontana dal sipario, che ha fatto del suo mestiere la sua vita. Ha un carattere forte, come la Madre Courage che interpreta: dietro alle apparenze nasconde calore e profonde emozioni. Al contrario del personaggio brechtiano, cerca ogni giorno la felicità, quella vera.

“Siamo sette miliardi ma non siamo niente rispetto all’universo, ci crediamo tanto grandi e importanti. Perché vivere volendosi male? Non sarebbe meglio spalmarsi la crema abbronzante e andare tutti al mare?”. Maria Paiato ci parla di sé, dice che con gli anni è diventata “pesante”, che soffre per come va il mondo ma che non smette di cercare la felicità. È una voce che ti attrae la sua, non puoi non ascoltarla, anche se dice verità scomode, anche se dice che non si può prescindere dall'odio, che è la nostra chimica che ci porta a scegliere la via più breve e conveniente. L’uomo è ricorso alla brutalità in ogni occasione, in nome ora della grandezza ora dell’oro ora del guadagno. È fatto così l’uomo: non si accontenta mai, punta sempre più in alto, tira la corda fino allo sfinimento, fino a non riconoscere più il mondo che lo circonda, fino a ferirlo, a portarlo al collasso. E poi si nasconde dietro a bugie e illusioni, non sa più riconoscere la verità e si abitua a illudere e a essere illuso. Ogni giorno alla televisione ci abbagliano decine e decine di pubblicità, ci promettono tutte una vita meravigliosa, un corpo perfetto, la risoluzione di ogni problema, la felicità. Una felicità facile, che la Paiato disprezza.

“Ma come fate a non rendervi conto che vi prendono in giro?”, chiede in particolare a noi giovani. “Vi pare possibile che nelle pubblicità delle auto per strada non ci sia mai un’anima quando invece siamo stipati nelle città? Vogliono farvi credere i re del mondo”. Quanta amarezza nella voce e rabbia negli occhi. Rabbia perché tanta immaginazione e empatia non fanno che rendere più forte la sofferenza. Sempre più spesso scegliamo velocità e facilità piuttosto che bellezza e verità. Ma come si ferma un treno inarrestabile? Non si può, ci si schianta. E mi viene da darle ragione quando dice che ci sta bene.

Autore

Lucia Aliani