Le parole di Antigone, l'intento di Sofocle

Persecuzione dei propri ideali, ribellione, libertà. Sono questi i termini comunemente associati al personaggio di Antigone, che nelle rappresentazioni moderne è sempre identificabile come il “bene” che sconfigge il “male”, impersonato da Creonte. Una lettura inequivocabile della tragedia di Sofocle, la versione più gettonata dai registi del secolo scorso: un’Antigone paladina dei diritti umani, un Creonte dittatore intransigente. Questa volta, però, non è così semplice. Civica ci propone una versione del testo sofocleo tradotta da lui stesso, e si pone come obiettivo quello di riportare l’intento originario dell’autore della tragedia, ossia mettere lo spettatore davanti a due realtà che si scontrano. Il tema trattato si rivela completamente senza tempo, un conflitto a cui assistiamo spesso nel corso della storia: quello tra la legge e la legge morale. In questa rappresentazione infatti, il confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato, è tutt’altro che marcato. In particolare assistiamo a una versione piuttosto originale del personaggio di Creonte, che risulta essere un governatore estremamente dedito al mantenimento dell’ordine e della pace tra i cittadini. È chiaro quindi che quando decide di condannare Antigone sceglie di anteporre il rispetto delle leggi all’amore per sua nipote, una scelta che si può considerare nobile, ma che non tiene conto del volere degli dei. Antigone invece rivela in questa situazione un comportamento decisamente più umano e in accordo con l’ordine divino, ma non per questo lo spettatore è portato a schierarsi dalla sua parte. Questa condizione quasi dilemmatica in cui è posto il pubblico rispecchia i più antichi intenti della tragedia greca e Civica ce li ripropone in maniera molto fedele. L’aspetto drammatico ed emotivo dello spettacolo invece viene tralasciato in favore di una preponderanza della parola. I personaggi sono quindi poco espressivi, non suscitano commozione, Antigone stessa è quasi immobile nel dichiarare il suo desiderio di dare una sepoltura al fratello. L’attenzione del pubblico è tutta volta al testo, quasi privo di interpretazione da parte degli attori, il cui ruolo si riduce a quello di un mezzo di trasmissione. Con questo spettacolo Civica ha intrapreso una strada insolita per il mondo del teatro, mettendo in primo piano un testo da lui curato nei minimi dettagli al fine di mettere in scena non la sua Antigone, ma quella di Sofocle.

Margherita Vincenti

(foto di Duccio Burberi)