Le contraddizioni della guerra
Non c'è il sipario, la scena si presenta scura, astratta, dominata da una parete riflettente nera e lucida, con al centro un grande foro, come potrebbe lasciarlo una palla di cannone. Entrano i personaggi; i loro abiti quasi non si distinguono dallo sfondo, fatta eccezione per la figura al centro, che indossa una vistosa pelliccia rossa. Comincia così Madre Courage e i suoi figli di Bertolt Brecht nell’allestimento di Paolo Coletta con Maria Paiato nei panni della protagonista. Come indica il titolo, la storia è quella della vivandiera Anna Fierling, soprannominata Madre Courage, e dei suoi figli. Ma è anche la storia di altri personaggi che la Courage incontra nel suo peregrinare per l'Europa incendiata della guerra dei trent’anni, facendo affari con ciascun schieramento e ricavando di che vivere dalla guerra stessa. In questo ambiente difficile e incerto, lei ha imparato a essere dura, a reprimere i suoi sentimenti e la sua femminilità. Brecht scrive questo dramma tra i due conflitti mondiali: il primo era finito da poco e il secondo lo si sentiva alle porte. Il testo è dunque un grido di avvertimento per quello che poi sarebbe avvenuto. Gli orrori della guerra e le sue contraddizioni accompagnano Courage e i suoi tre figli, avuti tutti con uomini diversi: Eilif, coraggioso e spaccone; Schweizerkas, onesto ma sciocco, e Kattrin, buona e gentile, muta a causa di un trauma infantile. Nonostante Anna dica di fare questo mestiere per loro, per proteggerli dalla guerra da cui lei paradossalmente si alimenta, li perderà uno dopo l'altro senza trarne alcun insegnamento. Come avviene di solito nel teatro di Brecht, anche in questo dramma ogni tanto i personaggi smettono di recitare e iniziano a cantare per far sì che lo spettatore assuma un atteggiamento distaccato e critico che favorisca riflessioni sull'opera e sui personaggi. Per Madre Courage le canzoni sono state composte da Paul Dessau sui testi dello stesso Brecht. Nonostante il testo originale sia ambientato durante la guerra dei trent’anni (1618-1648) i costumi scelti dal regista ricordano la prima guerra mondiale, a noi più vicina. Questo rende lo spettacolo ancora più attuale in un periodo come quello che viviamo, dove una parte del mondo non conosce conflitti da più di settant’anni mentre in altre parti del pianeta sono in corso guerre devastanti spesso passate sotto silenzio.