La Courage ha coraggio?

Il denaro è la radice di tutti i mali. Il male domina il mondo. Il mondo è una guerra tra poveri e i poveri non possono cambiare le sorti della loro vita. È questa la cruda realtà in cui vive la famiglia di Anna Fierling, detta Madre Courage, avida mercante senza fissa dimora che percorre un’ Europa in guerra al seguito degli eserciti.

Ogni personaggio nel testo di Brecht cerca di arricchirsi, mettendo da parte gli affetti e reprimendo le emozioni per badare al proprio interesse personale. Sopravvivere con un lavoro onesto non basta, è meglio spiare, truffare, prostituirsi e persino rinnegare la propria fede pur di assicurarsi una vita agiata. Non c’è tempo neanche per piangere la morte di un figlio, bisogna pensare agli affari per andare avanti.

D’altronde, per uscire dalla miseria ci vuole coraggio, e Anna ha il coraggio di fare a meno dei suoi stessi figli. Ma qual è il prezzo da pagare? Vale la pena di mettere in pericolo la vita delle persone che amiamo per raggiungere il benessere? Che senso ha una vittoria se non si ha più qualcuno con cui condividerla? È davvero coraggio questo? Prima di perderli, la Courage cerca di proteggerli i figli, cerca di tenerli lontani dal male che sta là fuori, non gli permette di sbagliare. “L’eroismo non ci ha mai riscaldato”, afferma Anna quando il primogenito Eilif vuol farsi soldato. Ma il figlio l’ascolterà o si ribellerà? Rinuncerà alle sue ambizioni o fuggirà verso il primo spiraglio di opportunità che gli si aprirà davanti, quasi per dispetto?

In ogni caso, non c’è scampo per chi vuole migliorare la propria condizione seguendo buoni ideali. L’attrice protagonista, Maria Paiato, ha espresso così, durante un incontro col pubblico, la sua sfiducia nel genere umano: “Viaggiamo su due velocità: quella del bene e quella del male. E il male sembra essere velocissimo”. Nel continuo susseguirsi di conflitti d’interessi, le virtù si sono ribaltate: si salvano solo i vigliacchi e i disonesti. Come ci ricorda Anna Fierling, “la corruzione è la nostra unica speranza”. 

Eppure nessuno dei personaggi trionfa. In un’epoca brutale a guadagnarci sono solo i potenti, che lasciano il popolo intrappolato in un vortice di sacrifici vani. Ciò nonostante, tutti tentano la scalata sociale approfittando del conflitto. È il richiamo della guerra, un’ occasione a cui nessuno resiste; è l’egoismo che porta a mandare incontro a morte certa chi ci sta intorno pur di salvarci la pelle; è la paura che un giorno la tensione si allenti, e che l’ intero sistema venga travolto da un grido: “È scoppiata la pace”.