Femminilità in guerra

Donne diverse, donne forti, donne sopravvissute alla guerra. Sono i tre volti femminili che nello spettacolo di Brecht si fiancheggiano per similitudine e contrasto. La protagonista, Madre Courage, è una donna che ha imparato a difendersi dalla guerra e a reprimere la sensibilità materna in nome del guadagno. Con i figli ci appare a volte iperprotettiva, altre volte fredda e distante, soprattutto quando gli affetti rischiano di andare a scapito dei suoi interessi.

Nella relazione con la figlia muta Kattrin emerge un contrasto evidente tra due esempi di femminilità. Con lei la madre è tanto protettiva da impedirle di affermare la propria personalità. Courage sembra tentare di preservare la purezza della figlia quasi fosse la parte più intima e incontaminata di lei stessa. Così la vediamo affannarsi per nascondere le scarpe rosse che Kattrin riesce a sottrarre alla prostituta Yvette, gesto trasgressivo di una figlia alla ricerca della propria femminilità, di un modo per esprimere col corpo quello che non riesce a esprimere a parole. Le scarpe sono dunque un elemento ambivalente: ai piedi della prostituta simboleggiano l’unica attività che le permette di sopravvivere, per Kattrin sono invece un tentativo fallito di sottrarsi al controllo della madre.

Solo apparentemente distanti, le figure di Madre Courage e di Yvette si piegano entrambe per sopravvivere nella devastazione della guerra. Se Yvette vende il proprio corpo, Madre Courage sacrifica i figli, la femminilità e la moralità per il denaro. Alla fine Yvette troverà la sicurezza economica grazie a un vecchio e ricco cliente, mentre Courage subirà la perdita di tutti e tre i figli e di ogni relazione personale. Questa sconfitta la renderà ancora più dura e chiusa in se stessa nel tentativo di sfuggire allo strazio che le ha inflitto la guerra: ormai non le resta che incentrare la vita sulla propria sopravvivenza dato che non ha più nient’altro che se stessa.