Creonte, il tiranno umano
Quando si pensa a figure come i tiranni, vengono in mente personaggi monumentali, la cui malvagità e sfrontatezza possono essere superati solo dal proprio ego. Nell’Antigone di Massimiliano Civica Creonte, sovrano di Tebe, si rivela invece essere tremendamente umano, perché nel corso dell’opera muta sentimenti e punti di vista. Inizialmente è accecato dall’odio nei confronti di Polinice e sfoga la propria rabbia contro Antigone, fidanzata di suo figlio Emone. Rimane inflessibile dinnanzi ai suggerimenti di Tiresia, che anzi sbeffeggia, pur celando comunque un sentimento di timore verso le parole torbide dell’indovino. Troppo tardi decide di seguire tali consigli, trovando Antigone morta e il proprio figlio suicida, riversato sul corpo dell’amata.
L’odio e la rabbia iniziale, dopo esser mutati in inquietudine per le parole dell’indovino, diventano disperato amore per il figlio morto e un terribile senso di colpa, che logora profondamente il sovrano, diventa il protagonista sul palco. Creonte, l’insensibile e malvagio sovrano, è caduto nell’ingenua e fragile condizione umana. Per questo Creonte è tremendamente umano.
Lorenzo Davini
(foto di Duccio Burberi)
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