Ci sono le cicale in Danimarca?

La domanda sorge spontanea nella mente dello spettatore quando sente frinire le cicale in un ambiente che dovrebbe essere quello danese. Sulla scena delle sedie bianche, un barattolo di vetro con dei fiori e uno stereo portatile che emana questo suono inconsueto. Immaginando una messinscena di Amleto ci aspetteremmo di trovare molti attori sul palco, ma nella versione di Michele Sinisi troviamo un uomo solo. È in costume elisabettiano, le labbra rosse risaltano nel viso bianco di cerone, sembra stanco, irrequieto, si agita sulla scena in preda a una visibile agitazione.

Il contrasto salta subito all’occhio: l’irrequietezza di Amleto e la staticità dello sfondo, l’ansia del principe di Danimarca e la piattezza della scenografia, il colore scuro del costume e l’evanescenza delle sedie. Modulando la voce, Sinisi ci racconta la tragedia del protagonista attraverso i suoi occhi e con l’intervento di alcuni altri personaggi. Paradossalmente il più reale è lo spettro del re ucciso. Sinisi lo evoca parlando nel barattolo di vetro che trasforma la voce di Amleto - un mugolio, un gorgoglio, un lamento - in quella del padre che chiede al figlio di essere vendicato. Un sussurro è l’Essere o non essere, detto per risuonare nelle orecchie del protagonista mentre, appoggiato a un lato del palco, cerca di avvicinarsi agli spettatori. Corre impazzito rischiando di scivolare sull’acqua caduta dal barattolo mentre in sottofondo un’aria d’opera e altri suoni rendono l’atmosfera sempre più estraniante e confusa. Nella sua pazzia (finta o ormai vera), Amleto cerca di liberarsi dai suoi dubbi sempre più soffocanti.

Durante lo spettacolo ogni fiore viene prelevato dal barattolo di vetro per essere posto su una seggiola. Ofelia muore annegata tra gli schiocchi di una sedia pieghevole che si abbassa fino a toccare il pavimento; Laerte colpito dal fioretto-piuma di Amleto, che sfiora ciascun fantasma con una sequenza immutata di gesti; la Regina avvelenata con l’ultima goccia di acqua del vaso di fiori. In poco meno di un’ora ci troviamo di fronte a un cimitero di legno bianco e fiori colorati: Ofelia è un bel girasole al centro della scena, Claudio un bocciolo rossastro quasi accasciato. Due fiori violacei e altre corolle colorate punteggiano agli occhi dello spettatore una scena apparentemente luminosa che parla di morte e dolore.