Antigone, un classico di oggi
Umani per se stessi, per le leggi o per gli altri? Civica mette in scena un’Antigone diversa, non minimale – come dice lui rispondendo alle domande –, ma spiazzante e strana agli occhi dello spettatore cultore di teatro. Antigone è una principessa sprezzante, arrogante, con una lingua tanto tagliente quanto ricca di parole semplici, che arrivano all’orecchio senza distoglierlo dalla narrazione. Creonte è vestito da partigiano con un fazzoletto rosso al collo e una voce stanca, quasi delusa da tutto e tutti.
Proprio su Creonte, figura spesso vestita con panni nero-fascista o con un fare da generale militare, sembra soffermarsi Civica. Un uomo che è padre e capo, sottoposto lui stesso alle leggi umane. Creonte appare come un genitore stanco, che non viene ascoltato dal figlio, ragazzo ribelle o per meglio dire “lontano”. L’Antigone, di solito interpretata come conflitto sul palco tra legge umana e legge naturale, è nella versione di Civica non tanto l’emersione di un visione sull’altra, quanto un confronto, una discussione serrata. Per questo l’Antigone risulta oggi forse ancora più attuale, per le contrapposizioni esistenti tra le idee delle vecchie e delle nuove generazioni.
‘Umanità’: viene in mente questa parola, assistendo alla versione di Civica, , soprattutto (sembra strano) osservando il protagonista maschile e i suoi discorsi da uomo vinto dalle proprie convinzioni e poi dalle proprie emozioni, anche lui «nato per amare i propri simili», come dice Antigone. Un padre combattuto tra ciò che lui stesso ha deciso e in cui ha creduto per poter conquistare il potere e le idee del proprio figlio, legato a una donna che sembra averlo allontanato dalla buona strada. A tratti sembra la storia di un qualunque dramma familiare con annesso dissidio interiore del protagonista.
Creonte, un personaggio che di solito viene posizionato come il “cattivo”, come un dittatore impermeabile alle parole altrui, è invece qui presentato come un uomo fragile, colpibile e colpito dalle parole di un figlio deluso, segnato dalle vicissitudini familiari che lo opprimono senza che lui possa opporsi. È importante ancora oggi rileggere e rimettere in scena i classici e, se Calvino, con il suo testo Perché leggere i classici?, non vi avesse ancora sufficientemente convinto, l’Antigone, spettacolo dopo spettacolo, continua a insegnare e far riflettere su temi che ci hanno accompagnato e accompagneranno sempre, perché uniti intrinsecamente con la nostra natura.
Costanza Bartoletti
(nella foto la redazione ospite di Rete Toscana Classica)
(Nella foto: Creonte, Guardia e Emone
Bozzetto dei costumi di Daniela Salernitano)
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